lunedì 25 gennaio 2016

Distillami questo

Insomma adesso c’è un gran parlare (solo dalle mie parti?) di questi libri distillati.
Se non sapete di cosa sto parlando ve lo spiego in due parole.
Mettiamo che ci sia questo libro che si chiama Divina Commedia, di un certo Dante Alighieri. Mettiamo che questa Divina Commedia diventi un best seller. Molto bene, un nuovo libro, tanti lettori. Tutti felici.
Mettiamo però che c’è questa intuizione, o studio di mercato, secondo la quale la lunghezza del testo è un deterrente per molti potenziali lettori.
Come si mette una pezza a questa situazione? Come si allarga il bacino di utenza? Come convinco questi lettori o potenziali lettori a leggere il best seller del momento?
Lo riduco. Ma non fraintendete la questione, non viene riassunto, mettete via i vostri bignami, viene proprio RIDOTTO.
Che l’ufficio marketing ha voluto rendere con: distillato.
In pratica hanno tolto lettere, paragrafi, subordinate, capitoli, magari intere sottotrame e personaggi secondari, lasciando il resto inalterato.
Quindi i gironi ce li facciamo tutti, ma ci mettiamo meno tempo a farli. Con una corsetta sostenuta diciamo, e sti cavoli di Paolo e Francesca.
Ora lasciamo stare il toscanaccio e passiamo ai primi due best seller che hanno ridotto: Uomini che odiano le donne del buonanima svedese Stieg Larsson e Venuto al mondo di Margaret Mazzantini. Il primo ridotto da 688 pagine a 240, il secondo da 540 a 200. Il primo ridotto del 64%, il secondo del 63%.
Insomma un sacco di roba buttata.
C’è stata l’immediata alzata di scudi, le urla all’attacco dell’arte letteraria, la denuncia della bassezza culturale italiane, il fatidico “dove andremo a finire?”, dall’altro lato della barricata le bovine risposte da commerciale di ItaloTreno: così facciamo leggere più persone, venderanno, è quello che vuole il mercato o peggio ancora uno stolido silenzio.
Io ho reagito con un’istintiva alzata di scudi e stavo quasi per pronunciare il “dove andremo a finire” scuotendo il capo, poi mi sono fermato e mi sono richiamato a un più cauto ragionamento, spinto dal ricordo di me che leggevo Uomini che odiano le donne dicendo “certo che lo potevano pure ridurre sto libro... quanta fuffa”.
Il mio ragionamento funziona così.
I libri sono delle opere (d’arte, commerciali, strumentali, non lo so) complesse e che si costruiscono mattone dopo mattone. Non nascono nella furia creativa di un dio biblico e non spuntano dalla testa dell’autore perfette e compiute.
I libri sono figli di stesure e controstesure, revisioni, tagli, aggiunte, considerazioni e rimpasti. Il tutto farcito di editor, consulenti, mamme, fidanzati, figli, gatti e caffè. Insomma un lungo percorso per arrivare a dire “vabbè mandiamolo fuori che non lo posso più vedere, diciamo che sono contento”.
E questo è comune e banale per ogni libro che troviamo in libreria.
Bene.
A distanza di tempo dall’uscita del libro ciccia la versione distillata.
Orrore? Forse.
Forse perché ridurre un libro è un’operazione molto utile e se posso dire in due parole quello che stavo per dire in quattro, meglio dirlo in due.
Attenzione però! Quello che devo dire può anche essere futile bellezza che ha proprio bisogno di quattro parole, non di tre o di due. Ma proprio di quattro, alla faccia della sintesi.
Insomma il punto è arrivare alla giusta misura. Forse l’ho fatto con la prima stesura, forse c’è un numero di pagine più basso che mi permette comunque di avere un bel libro (per Stieg Larsson per esempio c’erano da buttare interi capitoli di chiacchiere, paceallanimasua), forse potevo dilungarmi di più, ma non ce la potevo fare.
Però, c’è un grande però!
Questo lavoro di pulizia del testo, riduzione, lucidatura e affinatura delle parole di ogni libro viene fatto da e con l’autore. E questo lo rende legittimo.
Senza l’autore non mi sta più bene.
Io autore so dov’è il confine tra l’utile e il necessario, tra il saporito e il salato del mio libro.  E solo io lo posso sapere. Posso farmi consigliare da mille professionisti, ma alla fine sarò io a dire che deve essere così o cosà.
Quindi qual è il punto secondo me? Proprio questo: gli autori che ruolo hanno avuto?
Questi distillati sono figli di un ufficio legale che ha trovato il cavillo nel contratto per sfilare all’autore il testo? O figli di un bravo commerciale che ha convinto la Mazzantini che si facevano un sacco di soldi e che tanto il suo libro era già uscito integrale altrove?
Oppure l’autore è stato sinceramente convinto che si poteva fare un libro più fruibile, che lo si poteva fare lavorandoci insieme? Seduti a un tavolo con l’obiettivo di tagliare il 60% del testo e arrivare al 60% di lettori in più?
Nei primi casi sono pronto con un tonante “dove andremo a finire”, nell’ultimo caso sarei curioso di leggere il prima e il dopo e vedere se l’autore è stato capace di migliorarsi ancora.

Questa però è una domanda che rimane non risposta, e senza non me la sento di sparare giudizi, alzate di scudi o 3,90€ per vedere com’è sto benedetto distillato.
L’unica certezza è che Larsson non ne sa proprio un cavolo e che il suo libro l’hanno tagliuzzato senza ascoltare il suo parere.

Pace all’anima sua.